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A come Aereo

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L’aereo. Mai avuto paura di salirci. La prima volta a diciassette anni, per andare a Halle Saale con la scuola. Curiosità, fascino. Mal di stomaco. Ancora curiosità. Poi una turbolenza. “Addio, professoressa, si casca!”. Siamo ancora vivi e vegeti a distanza di anni. Ma per me si è aperto un mondo. Soffro il mal d’aria. Proprio io che amo viaggiare soffro il mal d’aria. Direi che potrebbe essere “il colmo”, per una girona come me. Ma nonostante le sofferenze, soprattutto all’atterraggio e quando ci sono turbolenze, ci salgo sempre volentieri. Gli aerei mi piacciono. Anche se, con i voli low cost, non ci sono più quelle belle hostess di una volta. Quelle che quando consegnavi loro il “sacchettino”, te ne riportavano un altro e ti chiedevano “come va?”. Ora, tra un pò, non ci sono più nemmeno i sacchettini. Ce ne sono un sedile sì e uno no. O una fila sì e una no. Ma io, appena salgo, ne faccio incetta. Così poi sto bene. E, per fortuna, a volte non li uso. Non li ho usati nemmeno quando sono andata in Croazia.

A proposito, non potete dire di aver visto la costa croata se non ci siete mai arrivati via cielo dall’Adriatico. Strpitosa. Emozionante.

Dicevo. Per portarmi dietro una confezione più piccola, ho cambiato il farmaco per il mal d’aria. In farmacia non mi hanno avvertito che la dose era metà pasticca. Figuriamoci se nella mezz’ora tra il check in e l’imbarco passando per la schiacciata col prosciutto crudo  e il sorso d’acqua io mi metto a leggere il bugiardino. Mi trangugio la pasticca intera. E mi trasformo in zombi. Andata e ritorno. Del sovradosaggio se ne è accorto Enrico al viaggio successivo. Che poi era il viaggio di nozze. A Parigi. Mentre la mettevo in borsa, mi ha strappato di mano la confezione. E dopo poco la scoperta. Che figuretta!

E mi piacciono anche gli aeroporti. Perchè è come per la Casina al Monte: mi sento ” a giro” anche quando a giro ci sono gli altri. Mi basta andare all’areoporto per sentirmi in viaggio. Anni fa mi ero trovata pure il parrucchiere dentro l’aeroporto. Così avevo sempre la scusa per andarci!

A proposito di Aerei e di A. C’è anche l’Australia. Non posso non parlarne. Perchè, con tutte le ore di volo che si devon fare per arrivarci, non ci andrò mai. Quando Enrico mi chiede “quando ci si va?”, gli rispondo sempre che ci andrà quando sarà vedovo. Lo so, è un mio limite. Un blocco psicologico. Ma mica siamo robot? Da quando c’è Marco, però, ho cambiato idea: se lui si dovesse trasferire in Australia…beh, allora ci andrei eccome. Il mio topigno è il mio topigno!

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